"ah...... felicita'... su quale treno della notte viaggerai
lo so..... che passerai......
ma come sempre in fretta non ti fermi mai"
tratto da Felicità di Lucio Dalla
Penso sia giunto il momento di aprirmi, aprire questa
“gabbia” che ha rinchiuso la mia mente e vomitare tutto quello che c’è dentro…
non resisto più, vorrei urlare, schiaffeggiare chi ho davanti, correre fino a
sentirmi male…
Basta, basta con questo mio carattere così arrendevole a
volte, pronto ad accontentare tutti a discapito di quello che voglio io, di
quello che desidero, che sento dentro…
A 13 anni mi devo iscrivere alla scuola superiore, vorrei
andare al liceo artistico fare grafica pubblicitaria e poi forse architettura
ma è troppo lontano, ci vogliono troppi mezzi, bla bla bla, vai al ragioneria
che è nella stessa città in cui abiti…
Ok, ma all’università voglio studiare Marketing e non
economia e commercio, voglio poter riempire il mio mondo di estro e creatività
nei numeri che incontrerò, vorrei trasmettere anzi influenzare il mio futuro
lavoro con la mia voglia di creare, scrivere, disegnare, decorare, colorare!
Manca poco, sono lenta… rallentata da una vita che presenta
sempre bivi, dove devi scegliere sapendo il dolore che dovrai affrontare ma io
non mollo e intanto ti scelgono il lavoro cioè ti dicono che devi coprire un
buco, un vuoto in un’azienda di partecipazione familiare; svolgo bene anzi
benissimo il mio lavoro, mi faccio carico di importanti responsabilità ma vengo
comunque messa da parte quando è il momento di fare il passo importante, divento una normale dipendente mal pagata ovvero non pagata quindi decido di andare via senza
avere nulla di quello che mi spettava.
Nel frattempo mi sono laureata.
E adesso? il mio presente?
Hanno scelto di farmi sedere nell’ufficio dell’azienda di
famiglia: davvero poco spazio per muoversi e crescere, cerco ma con tanta paura
e sentimenti di colpa… vado via? ma potrei dare una mano, quest’azienda
potrebbe crescere con me, potrei dare un contributo grazie ai miei studi,
potrei dare un’opinione qualche volta, forse qualcuno mi chiederà di sviluppare
un’idea, forse qualcuno mi chiederà cosa ne penso, forse qualcuno mi chiederà…
forse tutta questa stima non c’è.
E gli affetti? la famiglia? anzi la Famiglia!!!
Lo amavo, ma soffrivamo per la distanza… “diamo tempo al
tempo e tutto si risolverà” o forse sarebbe meglio scrivere “dammi un altro pò
di tempo e io verro da te così da
costruire insieme un mondo solo nostro”, ero pronta ma lui voleva tutto subito…
Nostalgia…
Oggi ci sei tu, avrei voluto costruire nella serenità e
nella spensieratezza che caratterizzano la tua persona, la parte di te che mi
ha conquistato, ma sei cambiato, la vita con te non è stata buona e forse
ancora non lo è anche se vorrei che per te lo fosse solo perché hai incontrato
me… tu che ogni mia parola ti sembra un monito, un sermone, un rimprovero; tu
che non mi dici “ti amo” e che non mi guardi più con gli occhi teneri
dell’innamorato, tu inasprito dal dolore della quotidianità…
Accontentiamoci di non poterci sposare perché le lacrime di
mammà, che non si può comprare il vestito, sono troppo convincenti, accontentiamoci
di una casa lontano dagli affetti solo perché l’ha deciso il genitore
calcolatore, accontentiamoci di lavorare in modo precario solo perché bisogna
restare dove si è nati, accontentiamoci di non avere figli solo perché analisi
e cure costano troppo, accontentiamoci…
Non ce la faccio più…